Un disastro naturale determina inevitabilmente la possibilità/necessità di nuove traiettorie di sviluppo spaziale ed economico per la città nella quale si è verificato. Uno shock esogeno, infatti, – che sia un disastro naturale o sociale – costringe la città a ripensare il suo futuro. Da un certo punto di vista, un disastro offre alla società locale l’occasione di riorganizzare se stessa, a partire dalla sua struttura spaziale e sociale. Trascorso il periodo dell’emergenza e valutato il danno, la sfida per gli attori coinvolti – in Italia, in genere, enti locali e governo nazionale – consiste nel pianificare il processo della ricostruzione e gli obiettivi della ricostruzione. Una città, ricostruendosi per tornare a essere competitiva con le altre città deve pensare e agire in modo strategico, valutando e modificando – se necessario – la propria struttura per garantirne l’adeguatezza. Tuttavia, considerata l’unicità di ogni disastro, quando si parla di processo di ricostruzione non esistono regole rigide o modi univoci di pianificare e agire. Ogni disastro, infatti, è caratterizzato dalla combinazione di diversi fattori che dipendono dall’entità del danno, dalla realtà urbana che lo subisce, dalle condizioni in cui questa si trovava – in termini spaziali, ma anche sociali ed economici – prima della cesura dettata dallo shock. Un aspetto fondamentale, in genere trascurato, è la qualità della “risposta cognitiva” che la comunità locale (ma anche nazionale) dà ai dis-equilibri che il disastro ha determinato. Con quali strumenti di pianificazione e programmazione, con quali processi di formazione di piani e programmi, con quali meccanismi di determinazione degli obiettivi la città reagisce al disastro naturale e avvia la ricostruzione? Il lavoro di tesi discute il caso studio della città dell’Aquila analizzando diversi aspetti che hanno caratterizzato il sistema urbano aquilano, prima e dopo il sisma del 2009: l’immagine della città e la sua organizzazione spaziale prima del terremoto, con un’attenzione particolare ai caratteri dispersi del sistema insediativo aquilano e a quei processi e fattori che hanno determinato il fenomeno della dispersione dagli anni cinquanta al 2008; la risposta cognitiva (strumenti di pianificazione) che governi locali e nazionali hanno adottato – sia nella realizzazione dell’abitare temporaneo, sia nella costruzione del processo di ricostruzione a lungo termine – per rispondere agli effetti causati dal terremoto del 6 aprile del 2009; gli esiti delle politiche (convenzionali ed extra-ordinarie) che stanno tracciando la traiettoria di sviluppo spaziale della città oggi e gli effetti emergenti dalla ricostruzione fisica della città e del sistema urbano dell’Aquila a otto anni dal terremoto del 2009.
La ricostruzione dell'Aquila dopo il terremoto del 2009: condizioni iniziali, strategia, esiti formali e spaziali / Fontana, Cora. - (2017 Jul 06).
La ricostruzione dell'Aquila dopo il terremoto del 2009: condizioni iniziali, strategia, esiti formali e spaziali
FONTANA, CORA
2017-07-06
Abstract
Un disastro naturale determina inevitabilmente la possibilità/necessità di nuove traiettorie di sviluppo spaziale ed economico per la città nella quale si è verificato. Uno shock esogeno, infatti, – che sia un disastro naturale o sociale – costringe la città a ripensare il suo futuro. Da un certo punto di vista, un disastro offre alla società locale l’occasione di riorganizzare se stessa, a partire dalla sua struttura spaziale e sociale. Trascorso il periodo dell’emergenza e valutato il danno, la sfida per gli attori coinvolti – in Italia, in genere, enti locali e governo nazionale – consiste nel pianificare il processo della ricostruzione e gli obiettivi della ricostruzione. Una città, ricostruendosi per tornare a essere competitiva con le altre città deve pensare e agire in modo strategico, valutando e modificando – se necessario – la propria struttura per garantirne l’adeguatezza. Tuttavia, considerata l’unicità di ogni disastro, quando si parla di processo di ricostruzione non esistono regole rigide o modi univoci di pianificare e agire. Ogni disastro, infatti, è caratterizzato dalla combinazione di diversi fattori che dipendono dall’entità del danno, dalla realtà urbana che lo subisce, dalle condizioni in cui questa si trovava – in termini spaziali, ma anche sociali ed economici – prima della cesura dettata dallo shock. Un aspetto fondamentale, in genere trascurato, è la qualità della “risposta cognitiva” che la comunità locale (ma anche nazionale) dà ai dis-equilibri che il disastro ha determinato. Con quali strumenti di pianificazione e programmazione, con quali processi di formazione di piani e programmi, con quali meccanismi di determinazione degli obiettivi la città reagisce al disastro naturale e avvia la ricostruzione? Il lavoro di tesi discute il caso studio della città dell’Aquila analizzando diversi aspetti che hanno caratterizzato il sistema urbano aquilano, prima e dopo il sisma del 2009: l’immagine della città e la sua organizzazione spaziale prima del terremoto, con un’attenzione particolare ai caratteri dispersi del sistema insediativo aquilano e a quei processi e fattori che hanno determinato il fenomeno della dispersione dagli anni cinquanta al 2008; la risposta cognitiva (strumenti di pianificazione) che governi locali e nazionali hanno adottato – sia nella realizzazione dell’abitare temporaneo, sia nella costruzione del processo di ricostruzione a lungo termine – per rispondere agli effetti causati dal terremoto del 6 aprile del 2009; gli esiti delle politiche (convenzionali ed extra-ordinarie) che stanno tracciando la traiettoria di sviluppo spaziale della città oggi e gli effetti emergenti dalla ricostruzione fisica della città e del sistema urbano dell’Aquila a otto anni dal terremoto del 2009.File | Dimensione | Formato | |
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