Le economie di agglomerazione vengono tradizionalmente declinate secondo il paradigma marshalliano e neo-marshalliano dei distretti industriali. Si focalizza, cioè, l’attenzione sulle economie di localizzazione che si manifestano con la crescita o la concentrazione di una certa industria in una data localizzazione. Con il distretto industriale, in particolare, si è cercato di teorizzare la sostanziale sovrapposizione fra modalità organizzative del processo produttivo e contesto socioculturale in cui tale processo si esplica, esaltando gli effetti statici e dinamici che da questo intreccio virtuoso promanano. Nell’Italia dei comuni l’attività produttiva risulta compatibile con la localizzazione diffusa delle attività presso una moltitudine di unità comunali, ognuna delle quali, oltre che sulla propria zona industriale, poteva contare su funzioni urbane diversificate, elementi istituzionali consolidati ed una variegata attività privata nel commercio. In questo lavoro, invece, l’attenzione verrà focalizzata sul ruolo delle città, ossia un dispositivo socio-spaziale che si manifesta oltre determinate soglie, nel generare economie di agglomerazione urbana. Se nel modello di industrializzazione diffusa le economie di localizzazione sembravano sufficienti per garantire un processo economico basato su cluster di imprese anche di modeste dimensioni, l’internazionalizzazione e la globalizzazione dell’economia creano nuove esigenze. Nel mutato contesto economico le industrie hanno bisogno delle esternalità di tipo urbano per poter far fronte alla concorrenza internazionale. In particolare il funzionamento delle imprese richiede sempre più economie di urbanizzazione, che dipendono dalla scala – la dimensione dei mercati locali in termini di consumo e risorse – dalla diversità - concentrazione dell’attività economica di imprese differenti e non interrelate e condivisione non solo di input specializzati, ma anche dei servizi pubblici, dei servizi di trasporto e di altri elementi delle infrastrutture comuni – e dalla densità – presenza di spillover informativi e di conoscenza. Le nuove esigenze dell’apparato produttivo in termini di meccanismi di accumulazione della conoscenza e di processi di apprendimento, che tale conoscenza rielaborano in maniera originale, hanno avuto esiti territoriali concentrati. Si sono create (o rafforzate) nuove centralità urbane, la cui influenza si manifesta a scala sovra comunale con funzioni e dimensioni peculiari rispetto ai contesti territoriali ospitanti. Molti dei sistemi territoriali comunemente analizzati come distretti sono, in realtà, città – ossia insiemi di comuni funzionalmente integrati – o veri e propri sottosistemi industriali urbani molto simili ai distretti industriali marshalliani. Il successo del distretto industriale come metafora ed icona di una tipologia di successo dell’organizzazione del processo produttivo ha frenato, almeno in Italia, il dibattito sul ruolo che la città esercita nell’economia contemporanea, dibattito che invece ha notevole rilievo nelle scienze sociali fuori dai confini nazionali ed è al centro dell’attenzione delle politiche europee a partire dagli anni ’90.
Le economie di agglomerazione urbana: dai distretti industriali alle città
Compagnucci F
2010-01-01
Abstract
Le economie di agglomerazione vengono tradizionalmente declinate secondo il paradigma marshalliano e neo-marshalliano dei distretti industriali. Si focalizza, cioè, l’attenzione sulle economie di localizzazione che si manifestano con la crescita o la concentrazione di una certa industria in una data localizzazione. Con il distretto industriale, in particolare, si è cercato di teorizzare la sostanziale sovrapposizione fra modalità organizzative del processo produttivo e contesto socioculturale in cui tale processo si esplica, esaltando gli effetti statici e dinamici che da questo intreccio virtuoso promanano. Nell’Italia dei comuni l’attività produttiva risulta compatibile con la localizzazione diffusa delle attività presso una moltitudine di unità comunali, ognuna delle quali, oltre che sulla propria zona industriale, poteva contare su funzioni urbane diversificate, elementi istituzionali consolidati ed una variegata attività privata nel commercio. In questo lavoro, invece, l’attenzione verrà focalizzata sul ruolo delle città, ossia un dispositivo socio-spaziale che si manifesta oltre determinate soglie, nel generare economie di agglomerazione urbana. Se nel modello di industrializzazione diffusa le economie di localizzazione sembravano sufficienti per garantire un processo economico basato su cluster di imprese anche di modeste dimensioni, l’internazionalizzazione e la globalizzazione dell’economia creano nuove esigenze. Nel mutato contesto economico le industrie hanno bisogno delle esternalità di tipo urbano per poter far fronte alla concorrenza internazionale. In particolare il funzionamento delle imprese richiede sempre più economie di urbanizzazione, che dipendono dalla scala – la dimensione dei mercati locali in termini di consumo e risorse – dalla diversità - concentrazione dell’attività economica di imprese differenti e non interrelate e condivisione non solo di input specializzati, ma anche dei servizi pubblici, dei servizi di trasporto e di altri elementi delle infrastrutture comuni – e dalla densità – presenza di spillover informativi e di conoscenza. Le nuove esigenze dell’apparato produttivo in termini di meccanismi di accumulazione della conoscenza e di processi di apprendimento, che tale conoscenza rielaborano in maniera originale, hanno avuto esiti territoriali concentrati. Si sono create (o rafforzate) nuove centralità urbane, la cui influenza si manifesta a scala sovra comunale con funzioni e dimensioni peculiari rispetto ai contesti territoriali ospitanti. Molti dei sistemi territoriali comunemente analizzati come distretti sono, in realtà, città – ossia insiemi di comuni funzionalmente integrati – o veri e propri sottosistemi industriali urbani molto simili ai distretti industriali marshalliani. Il successo del distretto industriale come metafora ed icona di una tipologia di successo dell’organizzazione del processo produttivo ha frenato, almeno in Italia, il dibattito sul ruolo che la città esercita nell’economia contemporanea, dibattito che invece ha notevole rilievo nelle scienze sociali fuori dai confini nazionali ed è al centro dell’attenzione delle politiche europee a partire dagli anni ’90.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


