Questo capitolo discute il ruolo che i cammini culturali possono giocare nel rafforzare l’identità locale e promuovere lo sviluppo economico e so-ciale delle aree periferiche partendo dalla prospettiva delle comunità che le abitano. Tale approccio, pur riconoscendo l’importanza delle azioni atte a stimolare e rafforzare il lato della domanda del turismo, e, dunque volte ad accrescere presenze e arrivi di turisti aumentando la riconoscibilità, l’accessibilità e l’appetibilità dei territori, si basa su un assunto di parten-za imprescindibile: le comunità locali devono essere le principali benefi-ciarie delle esternalità positive generate dai cammini, il cui impatto va va-lutato rispetto ad esse per almeno due ragioni. La prima riguarda i rischi connessi alla desertificazione demografica di molte di quelle aree , che, a partire dal decollo industriale per arrivare alla quarta rivoluzione indu-striale, sono state lasciate indietro con geografie e tempistiche variabili nel tempo, minandone il diritto di cittadinanza e all’equità spaziale . La se-conda ragione, che consegue ed è direttamente collegata alla prima, attie-ne al rischio (in alcuni casi già materializzato) che lo spopolamento delle aree interne conduca alla perdita del loro enorme capitale territoriale , ossia l’insieme delle risorse materiali ed immateriali sedimentate in questi luoghi come esito della secolare interazione tra la componente umana e ambiente na-turale. Gli habitat che ne sono scaturiti, caratterizzati dalla presenza di at-tività agro-silvo-pastorali e da una peculiare identità locale, capaci di for-nire una moltitudine di servizi ecosistemici, possono ancora svolger un ruolo centrale rispetto alla sostenibilità socioeconomica e ambientale delle comunità delle aree periferiche ,come pure, ovviamente, motivo di inte-resse ed attrazione per la domanda di turismo. Senza la presenza delle comunità locali, infatti, molte delle quali vicine ad un punto di non ritorno a causa dello spopolamento che hanno subito , anche i cammini rischiano di diventare tracce disegnate su uno spazio senza contenuti, o, meglio, co-stellato di contenitori privi di contenuti. Sulla base di queste considerazioni, nel proseguo del capitolo verrà esposta la questione delle aree interne in Italia e delle misure ritenute idonee per cercare di spezzare la spirale auto rinforzante fra spopolamen-to (che può divenire irreversibile oltre una certa soglia) invecchiamento della popolazione, perdita di funzioni economiche e perdita di servizi es-senziali a causa del mancato raggiungimento di sogli dimensionali idonee . Fra esse, verrà considerata la categoria dei cammini culturali nelle sue molteplici espressioni, discutendo quali debbano essere le caratteristiche fondanti nella loro ideazione affinché possano generare al meglio gli au-spicati effetti positivi sulle comunità locali.
Il ruolo dei cammini culturali per il rilancio delle comunità locali delle aree interne
F. Compagnucci
2024-01-01
Abstract
Questo capitolo discute il ruolo che i cammini culturali possono giocare nel rafforzare l’identità locale e promuovere lo sviluppo economico e so-ciale delle aree periferiche partendo dalla prospettiva delle comunità che le abitano. Tale approccio, pur riconoscendo l’importanza delle azioni atte a stimolare e rafforzare il lato della domanda del turismo, e, dunque volte ad accrescere presenze e arrivi di turisti aumentando la riconoscibilità, l’accessibilità e l’appetibilità dei territori, si basa su un assunto di parten-za imprescindibile: le comunità locali devono essere le principali benefi-ciarie delle esternalità positive generate dai cammini, il cui impatto va va-lutato rispetto ad esse per almeno due ragioni. La prima riguarda i rischi connessi alla desertificazione demografica di molte di quelle aree , che, a partire dal decollo industriale per arrivare alla quarta rivoluzione indu-striale, sono state lasciate indietro con geografie e tempistiche variabili nel tempo, minandone il diritto di cittadinanza e all’equità spaziale . La se-conda ragione, che consegue ed è direttamente collegata alla prima, attie-ne al rischio (in alcuni casi già materializzato) che lo spopolamento delle aree interne conduca alla perdita del loro enorme capitale territoriale , ossia l’insieme delle risorse materiali ed immateriali sedimentate in questi luoghi come esito della secolare interazione tra la componente umana e ambiente na-turale. Gli habitat che ne sono scaturiti, caratterizzati dalla presenza di at-tività agro-silvo-pastorali e da una peculiare identità locale, capaci di for-nire una moltitudine di servizi ecosistemici, possono ancora svolger un ruolo centrale rispetto alla sostenibilità socioeconomica e ambientale delle comunità delle aree periferiche ,come pure, ovviamente, motivo di inte-resse ed attrazione per la domanda di turismo. Senza la presenza delle comunità locali, infatti, molte delle quali vicine ad un punto di non ritorno a causa dello spopolamento che hanno subito , anche i cammini rischiano di diventare tracce disegnate su uno spazio senza contenuti, o, meglio, co-stellato di contenitori privi di contenuti. Sulla base di queste considerazioni, nel proseguo del capitolo verrà esposta la questione delle aree interne in Italia e delle misure ritenute idonee per cercare di spezzare la spirale auto rinforzante fra spopolamen-to (che può divenire irreversibile oltre una certa soglia) invecchiamento della popolazione, perdita di funzioni economiche e perdita di servizi es-senziali a causa del mancato raggiungimento di sogli dimensionali idonee . Fra esse, verrà considerata la categoria dei cammini culturali nelle sue molteplici espressioni, discutendo quali debbano essere le caratteristiche fondanti nella loro ideazione affinché possano generare al meglio gli au-spicati effetti positivi sulle comunità locali.| File | Dimensione | Formato | |
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